sabato 3 dicembre 2011

Cara Santa Lucia

 A Bergamo i bimbi stanno vivendo il loro periodo preferito, quello dell'attesa del 13 Dicembre giorno di Santa Lucia.
Perchè noi altri prealpini (con buona pace di chi si autodefinisce Padano...) festeggiamo questa ricorrenza?

Ho trovato questo...

A Bergamo il culto di Santa Lucia risale a molto lontano, nel 1337(D. Calvi, III, 404) scrive che fu posta presso le mura fuori della cinta della città verso Broseta, la prima pietra della chiesa e del convento che venne denominato con il nome di S. Lucia Vecchia, perché le monache che qui abitavano nel 1586 si trasferirono nel convento di S Agata in Prato, nel luogo ove sorge ora il palazzo Frizzoni.
Prima della soppressione, avvenuta verso la fine del secolo XVIII. si celebrava la festa con grande solennità' il 13 dicembre di ogni anno, e vi si teneva una fiera di cui è rimasta una labile immagine, in quella che sì tiene in particolari circostanze vicino alla chiesa dello Spasimo, dove normalmente si celebra la festa di S. Lucia.

È una delle più belle tradizioni della Bergamasca: nella notte tra il 12 e il 13 dicembre, la Santa si incarichi di distribuire doni ai fanciulli.

Un secolo fa A.Tiraboschi (cfr. Manoscritto, Festività Bergamasche) cosi scriveva: 
"Chi di noi non ricorda con piacere quel tempo in cui alla sera della vigilia del giorno di S.Lucia eravamo condotti dai nostri parenti a vedere quelle due lunghe grandi fila di banchette ricoperte di dolci, di mille maniere, e fra sacchi ricolmi di noci e di castagne affumicate?... Mi reco a passeggiare tra quei banchetti che, coi loro vari paramenti e con i loro tendoni illuminati di sotto producono un bellissimo effetto: mi fermo davanti a quei sacchi di noci e dì castagne, in mezzo ai quali è conficcata una candela, e mi diverto a sentire i vari inviti che dai venditori si indirizzano ai presenti: "I e ché i bei biligòcc de la Alota" (Eccoli qui i saporiti "vecchioni" di Vallalta).

Ancora oggi i nostri bambini si coricano presto la sera della vigilia sognando i doni che loro porterà S.Lucia e si addormentano canterellando: "Santa Löséa Mama méa / Co' la borsa del papà / Santa Löséa la rierà" (Santa Lucia mamma mia / con la borsa del papà / santa Lucia verrà), o ancora quella meno smaliziata:
"Santa Löséa, mama méa
met ü regal in da scarpa méa
se la mama no 'la met
Al resta ot ol me scarpet".
Santa Lucia, mamma mia,
metti un regalo nella mia scarpa,
se la mamma non lo mette,
restan vuote le mie scarpette.
Ai bimbi la leggenda popolare ha colorito di poesia, la notte di S.Lucia; la Santa scende con un asinello a distribuire i doni ai bimbi buoni. 
Bisogna far trovare sotto la cappa del camino, da cui discende, della paglia per nutrire l'asinello, e poi chiudere presto gli occhi curiosi al sonno, perché la Santa non vuol farsi scorgere.
Alcuni dicono che ai bimbi disubbidienti, ancora svegli per cercare di vederla, S.Lucia getta cenere negli occhi e passa oltre senza lasciare doni.
La notte del 12 dicembre vi è ancora l'usanza di appendere da parte dei bambini, alle finestre dei mazzetti di carote per ingolosire l'asinello di S. Lucia, ed invogliarla a lasciare più doni ai bambini. 
Altro uso antico era mettere fuori dalla finestra uno zoccolo di legno chiuso davanti con dentro un po' di crusca per l'asinello ed un bicchiere di legno pieno d'acqua per dissetare Santa Lucia. Accanto a tutto ciò veniva posto un lumino acceso per illuminare la finestra per indicare la presenza di bambini. La mattina, si apriva la finestra e si trovava ben poco: pastefrolle, caldarroste, carrube, castagne bollite, noci, nocciole, arachidi, cachi, mandarini, fichi secchi e croccanti fatti in casa con nocciole, acqua e zucchero, sandaletti, scarpe, oppure maglioni e calze pesanti di lana necessarie per l'inverno.
I regali per le bambine erano di solito bambole in legno o in pezza fatte dalla nonna; i bambini trovavano giocattoli di legno (cavallini, carriole, trenini, fucili), biglie e fionde.
Nel periodo fascista, il capo del governo Mussolini faceva giungere a nome di Santa Lucia dei pacchi dono con abiti, zoccoli e caramelle.

Le letterine alla santa

Vi è pure la tradizione che il 13 dicembre sia posto un cesto per la raccolta delle letterine, ai piedi della Santa nella chiesa di via XX settembre, chiamata ufficialmente dello "Spasimo", per la statua lignea dell'Addolorata.
Si scrive la lettera e la si porta direttamente all'indirizzo terrestre della Santa.
Molti piccoli con la crisi attuale hanno pensato bene di dare una mano alla Santa aggiungendo nella busta insieme alla letterina, i loro risparmi.
Per lo più sono lettere pratiche che vanno al sodo, che raramente si ricordano di dire "per favore", altre sono gentili e piene di promesse. Qualcuno con spirito materiale indica il proprio numero di telefono, e conclude "Gradirei che tutti i bambini, fossero felici e contenti".


Amici, ma soprattutto Amiche di Anni'10, aspettiamo le vostre letterine con quanto desiderate ricevere dalla Santa per voi, i vostri cari e magari per gli altri abitanti di questo pazzo, pazzo mondo!
PRONTI??


 

lunedì 28 novembre 2011

FIGLIO


"Figlio" si chiama questa poesia, è datata ma oggi che un figlio è qui che mi dorme addosso l'ho ripescata, per ricordare quel periodo e perchè a far fatica sono in tanti e non c'è un cazzo di cui avere vergogna ma occorre aprirsi perchè restar soli è sempre il rischio più grosso...


Forse mai

Forse futuro

Ma oggi ti cullo tra le mie braccia,
speranza e illusione
figlio della donna che amo
Madre della mia attesa

S.C.

domenica 27 novembre 2011

Poesia

Altro io sono
Prossimo, Vicino, Contiguo
eppure Altro.


Contatto o Distacco
pelle su pelle 
barriere
di tutto o di vuoto niente

Sempre Altro
Unico, Singolo, Originale
così il mondo di alterità ricco
che cerca il mio essere Altro
e Altro da me.

lunedì 21 novembre 2011

Buongiorno Simone!

Fiocco (nero)azzurro in casa Anni '10
Sergio è diventato papà ...
...e Chicca è diventata mamma!


Bambino,
se trovi l'aquilone della tua fantasia
legalo con l'intelligenza del cuore.
Vedrai sorgere giardini incantati
e tua madre diventerà una pianta
che ti coprirà con le sue foglie.
Fa delle tue mani due bianche colombe
e portino la pace ovunque
e l'ordine delle cose.
Ma prima di imparare a scrivere
guardati nell'acqua del sentimento

A. Merini

giovedì 3 novembre 2011

ricordi



Se ne era andato in una primavera di tanti anni fa, portato via dall’incoscienza e dalla paura vigliacca di chi invece avrebbe dovuto prendersi cura di lui. Dei quattro era il fratello maggiore, ma fu l’unico a conservare intatto il soprannome di quando era bambino. La storia triste di un padre scappato aveva fatto sì che sua madre scegliesse per lui il collegio nell’illusoria speranza di vederlo crescere ben nutrito e studioso. E non se lo perdonò mai da quando glielo fecero vedere morente nella sua stanzina del collegio di Casteggio. Forse solo chi ha conosciuto il dolore per la perdita di un figlio può sentire gli echi di quella sofferenza lontana e può immaginare la cura con cui quella madre piegò il vestitino della sua prima comunione e  lo portò con se come amarissimo ricordo per tutta la vita. E con quella vestina una ciocca di capelli come a volersi legare per sempre a quel dolore.
E fu invero così, il nome di quel figlio perduto tornava spesso sulle sua labbra con rabbia e dolore fino agli ultimi tempi quando si perse nei sentieri della mente tornando ella stessa bambina a desiderare l’abbraccio di una mamma.
Ora anche lei se ne è andata, e mi piace pensare che, se davvero esiste un posto in cui ci ritroveremo tutti un giorno quando avremo estinto il nostro debito con la carne, lei lo abbia incontrato là. Li immagino corrersi incontro, lei con i capelli cotonati e le gonne lunghe di una bella donna degli anni Cinquanta senza più tristezza e dolore negli occhi, lui con il sorriso sbarazzino di un bimbo di dieci anni che da tanto, troppo tempo altro non desidera che riabbracciare la sua mamma.

domenica 30 ottobre 2011

Giuseppina


I ricordi familiari a me piacciono, forse perché hanno a che fare con il racconto e con le radici.

Il piacere del racconto mi porta a riascoltare volentieri anche lo stesso episodio perché ogni volta è una nuova volta.
Le radici invece sono da ricercare, prima che ci cerchino loro all’improvviso.


E’ per questo che oggi scrivo di Giuseppina.

Giuseppina stamattina penso a te, curioso della voce che c’avevi.
Giuseppina nei ricordi sei dentro a tanta luce.
Giuseppina che dolcezza in quel ritratto.
Giuseppina e i tuoi figli che non sono d’accordo su niente tranne quando parlano di te.
Giuseppina che era povera e non l’hai mai dimenticato.
Giuseppina e le dame di carità e la San Vincenzo.
Giuseppina e una casa che accoglieva tutti.
Giuseppina immagino i tuoi abiti preziosi e sobri.
Giuseppina che regala una capretta ai poveri, o era una pecorella?
Giuseppina che strano pensarti femmina con Guido.
Giuseppina e il the con le amiche.
Giuseppina e i primi nipoti, intravisti.
Giuseppina quei tre figli maschi che bisogno di te hanno sempre avuto!
Giuseppina e le tue due femmine così stravaganti e uniche.
Giuseppina e quel male incurabile.
Giuseppina col sorriso dentro al dolore.
Giuseppina che smarrimento nei saluti.
Giuseppina c’erano tutti.
Giuseppina e una casa senza più pavimenti.
Giuseppina quante cose ti sei portata via!
Giuseppina e il piccolo FiorenTino mandato in collegio.
Giuseppina l’insostituibile.
Giuseppina ti vedo passeggiare nel borgo, cerco i tuoi passi e li seguo.
Giuseppina e la convinzione di noi giovani che non potevi essere perfetta ma guai a pensarlo…
Giuseppina oggi che diresti a noi?
Giuseppina nei racconti compari sempre per pochi istanti ma è la tua presenza a renderli unici!
Giuseppina, nonna Pina sei la nostalgia di qualcosa che non ho mai vissuto, non mi hai mai tenuto in braccio avvolto in quelle coperte di lana che nelle foto sono sempre intorno ai neonati.

martedì 4 ottobre 2011

NO alla LEGGE BAVAGLIO!


Inaccettabile e vergognosa legge ad puttanas (ops ad personam) per evitare sgradevoli commenti circa la vita sessuale del nostro inaccettabile e vergognoso premier.

ANNI'10 NON CI STA!

Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo
Articolo 27
«Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici.
Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore».

venerdì 30 settembre 2011

Censimento di un fallimento?

Oggi è arrivato il modulo del censimento, sono triste.
Dieci anni fa, avevo vent’anni, ero studente e facevo il rilevatore. Le vecchine mi scambiavano per “billallà” quello delle torri gemelle (chissà quante di loro a questo giro non verranno più censite).
Dieci anni fa credevo di avere il mondo in mano, pensavo avrei fatto grandi cose della mia vita e con una certa curiosità mi domandavo dove sarei stato e cosa sarei diventato quando ci sarebbe stato il nuovo censimento (ricordo ancora entrando in casa di una coppia di architetti affermati la chiacchierata su come erano stati a loro volta rilevatori anni prima).
Oggi mi misuro con il fallimento, mio di certo, e forse della mia generazione. Sono ancora qui, non ricordo nemmeno più quando ho smesso di sognare qualcosa di diverso, se mi fossi svegliato in tempo forse avrei fatto il rilevatore anche questa volta, e così avrei avuto chiaro come dieci anni siano passati senza far rumore.

martedì 13 settembre 2011

18 settembre..

Quando hai sedici anni
pensi che i diciotto non arriveranno mai..

l’estate sembra durare un eternità..
tra corse in bici e prime sbronze

i tuoi amici pensi che saranno per sempre..
perché nessuno ha mai avuto amici così..

..non ci si può perdere di vista..
Quando hai vent’anni già cominci a perderli di vista..

ma non importa, sai che loro sono lì
poi un giorno cresci e scopri che li puoi perdere
per sempre..

io quella sera di settembre sono cresciuto, e non ho pianto
forse ci eravamo già persi,
non sono capace di credere che ci ritroveremo,
ma i sogni più belli son quelli in cui ti rivedo
e posso parlarti ancora come allora

domenica 4 settembre 2011

Piccolo Post Settembrino


 













Piccolo Post aiutaci tu:

si ricomincia tutto, anche Anni’10 esce dal letargo agostano con mille propositi e qualche idea che oggi sembra geniale per darci la forza di dimenticare l’estate…

Piccolo post,

fa che riusciamo a riascoltare quelle sveglie malefiche

che tornare nel traffico non sarà come morire

che il capo non ci sembrerà un mostro a tre teste

che non ci venga il vomito ad aprire la casella di posta con 1234 messaggi da leggere

Dai Piccolo Post corri qui e salvaci da questa crisi che dicono economica ma è sempre più dell’umano

Restituiscici il gelato in riva al mare e la birretta notturna,

la voglia di incontrare gli altri solo per il gusto di farlo.

Accarezzaci i capelli come una nonna antica prima di uscire di casa,

preparaci il piatto preferito per quando torniamo a casa…


grazie Piccolo Post settembrino…

mercoledì 20 luglio 2011

Carlo




Ho letto di te
Oggi
Sei anni (ormai son Dieci..)  che ti ho visto
Ucciso

non riesco a non pensarti,

voglia tanta
di sentire la tua voce
ligure
due chiacchiere con te
la pace
resistenza
il Genoa in serie A

Ora è tardi

Ho sonno
Di sogni in cui
Tu sei tu
Io non ti conosco
Ma sono libero
Di tutto il male che ti ha ucciso
Più dello sparo schiavo
E ignorante

martedì 12 luglio 2011

genova 2001

dieci anni fa l'inferno di genova, sembra ieri..
e chi diceva no alla globalizzazione che ci fotterà tutti...
oggi...l'italia come la grecia..nessuno se ne è accorto? nessuno che dica ai ragazzi di genova pestati sui marciapiedi che avevano ragione? nessuno che si scusi con loro? nessuno che dica..avrei voluto, avrei dovuto esserci anche io?dieci anni fa l'inferno di genova, sembra ieri..
e chi diceva no alla globalizzazione che ci fotterà tutti...
oggi...l'italia come la grecia..nessuno se ne è accorto? nessuno che dica ai ragazzi di genova pestati sui marciapiedi che avevano ragione? nessuno che si scusi con loro? nessuno che dica..avrei voluto, avrei dovuto esserci anche io?

e se anche ci crediamo assolti, siamo per sempre coinvolti...

venerdì 1 luglio 2011

"Un Anno di… UmoriParoleSuoni” a SOULKITCHEN

Umori in musica nasce dalla relazione tra i racconti di Sergio Cortesi, autore di UMORI (il sole di tutti 2007) e la musica dei grandi cantautori Italiani: Guccini, Vecchioni, Dalla, Vasco Rossi, Ligabue, De Gregori, Venditti, De Andrè...


Torna la caldazza e noi torniamo al parco...e vi portiamo un anno di incontri emozioni e ovviamente di Musica e Parole, con qualche volto nuovo da scoprire!
 
Domenica 10 Luglio 2011 ore 21
PARCO SANT’AGOSTINO
BERGAMO ALTA

Musica e Racconti con i PoCo
Marco –CantantPoco- Parisi 
 Chitarra e Voce
Sergio -NarratorPoco- Cortesi
Parolaio
Paolo -MastroPoco- Bettinelli 
 Percussioni - Fisarmonica
Giorgio –TranquiPoco- Signorelli
 Basso
Paolo -NuovoPoco-Locatelli 
 Tastiere
Gabriele –l’UmilPoco- Gennaro
 Chitarre


mercoledì 22 giugno 2011

GLI AMICI DEGLI AMICI



Gli amici del mafioso non vogliono i teroni
Gli amici del duro nella mutanda non voglion secessioni
Gli amici della secessione c’hanno amici anche nelle processioni
Gli amici nazionalisti sono al tavolo con quelli che davanti alla bandiera si levano i calzoni

Gli amici degli amici c’han tutti la poltrona

C’è quello che fa il saluto romano poi pensa che tiene famiglia e si fa lo psiconano
C’è quello che la vita la difende nei talk show poi applaude la guerra dell’ubriacone americano
C’è quello che ieri era radicale e oggi porta la voce alla destra come se fosse sano
C’è quello che è stato comunista, scrive poesie e sembra Boldi ma c’ha un sorriso strano

Gli amici degli amici c’han tutti la poltrona

Ho sentito dire ancora di comunisti che mangiano i bambini
Ho sentito dire che a uscire dalla crisi siam stati i primi
Ho sentito dire che la televisioni e i giornali reman contro ai padroni
Ho sentito dire che a non votare lui siam tutti un po’ coglioni

Gli amici degli amici c’han tutti la poltrona

Ho accesso la tv, ho spento l’audio, sembravan tutti deficente
Ho messo l’audio alla tv e ho tolto sembrare dalla frase precedente
Ho pensato a quando ancora faceva impatto autorevole la parola presidente
Ho iniziato a pensare a chi fa di tutto per non sentirsi perdente

Gli amici degli amici c’han tutti la poltrona

Ma poi mi sono stancato e ho preso la moto
Bisogno di aria per non sentirmi vuoto

Ma poi mi sono stancato e ho incontrato una bambina
Che ho sorriso come non facevo da prima

Ma poi mi sono stancato e ho pensato ai tuoi sguardi
E ai nostri traguardi

Ma poi mi sono stancato e ho ascoltato un mio respiro
E ho capito di essere vivo


Gli amici degli amici c’han tutti la poltrona, han fame di potere non guardano in faccia a nessuno

Ma io è a loro che non voglio più pensare, si fottano uno ad uno!

martedì 7 giugno 2011

Quattro volte sì!!!!

Scriverò per Sergio, come sempre, ma anche lui sa cosa è giusto fare domenica e lunedì...se però qualcuno per caso passasse da questo blog di inizio secolo e decidesse dopo aver letto di andare a votare..beh, ne sarei felice..e mi piacerebbe ce lo dicesse...

Laudato si', mi' Signore, per sora Aqua, la quale è molto utile et humile et pretiosa et casta
Francesco di Assisi
Acqua 1:
l’abrogazione dell'art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 vieterà gli affidamenti di gestione del servizio idrico a società di capitali, concedendo tale gestione ad enti di diritto pubblico con la partecipazione di cittadini e comunità locali.
Se non si raggiunge il quorum o passano i no il servizio potrà essere affidato a privati.

Acqua 2
La parte che si vuol modificare con questo referendum riguarda il comma che permette al gestore del servizio idrico di ottenere profitti garantiti sulla tariffa, caricando sulla bolletta dei cittadini un 7% senza collegamento a reinvestimenti per il miglioramento del servizio. Cosa vuol dire? Le tariffe dell'acqua possono essere aumentate arbitrariamente.
Se passa il sì, gli aumenti saranno giustificati solo a fronte di investimenti..se passa il no le aziende potranno fondamentalmente decidere le tariffe.

L'altezza è profondità, l'abisso è luce inaccessa, la tenebra è chiarezza, il magno è parvo, il confuso è distinto, la lite è amicizia, il dividuo è individuo, l'atomo è immenso
Giordano Bruno
Nucleare
Si chiede l’abolizione del decreto legge (e successive modificazioni e criptoabrogazioni) che prevede la possibilità di costruire centrali nucleari in Italia...tra l’altro ditemi dove..
Se passa il sì non potranno farle...

Non è concedere un privilegio ai tribunali permetter loro di punire gli agenti del potere esecutivo quando violano la legge. Sarebbe togliere loro un diritto naturale impedirglielo
Alexis de Tocqueville
Legittimo impedimento
Il referendum chiede la cancellazione totale della legge che permette a presidente del Consiglio e ministri di non presentarsi in udienza invocando il legittimo impedimento, ovvero l'impossibilità di presentarsi davanti ai giudici derivante da impegni istituzionali..
Se passa il sì..la Legge è uguale per tutti..forse..

Credo che provare a spiegare ai bambini di oggi che abbiamo provato a garantire loro un futuro denuclearizzato, dove l’acqua possa non avere un prezzo e dove giustizia e democrazia non siano parole vuote sia il minimo che possiamo fare a prescindere dai nostri colori politici...
m.

giovedì 26 maggio 2011

Con Stefano Raimondi..

Oggi Anni '10 vi regala una vera chicca, una chiacchierata con Stefano Raimondi, uno dei più apprezzati poeti e critici letterari contemporanei..
Ciao Stefano,
nel nostro blog cerchiamo di far riflettere partendo dal fatto che siamo all’inizio di un nuovo decennio, di un nuovo secolo, di un nuovo millennio e nessuno sembra essersene accorto. Per te cos’è il 900 e come vivi questi anni?

Accorgersi che il millennio è cambiato non è un problema per me almeno, che non ho mai osato imbattermi oltre l'immediato dintorno dei problemi da risolvere nella contingenza del futuribile. Il guaio maggiore è che la gente non si è ancora accorta che noi stiamo per essere cambiati quotidianamente, ora dopo ora da un “irrealtà” che si basa unicamente sulla apparenza concreta del sembrare. Il nostro “secolo breve” ci ha lasciato grandi scoperte, grandi personalità, bellissime idee e progetti peccato che abbia lasciato posto anche all'evento della Shoah che ha azzerato ogni possibilità di riscatto verso la “persona”. Ma per fortuna le “persone” sono possibilità d'incontri e di cambiamento e mi auguro che quell'evento brutale e inumano abbia lasciato la sua reale testimonianza. (“Ma chi testimonia per il testimone?” dice un bellissimo verso di Celan). Ad ogni modo per me il Novecento è anche il mio calco, la mia storia letta in presa diretta e dunque il mio passaggio nel e del mondo. Sono figlio del Novecento e sono erede anche di tutte le contraddizioni che il secolo passato ha fatto esistere e di questo ne porto e ne portiamo i segni. Per fortuna ho incontrato Maestri che hanno saputo come trasformare il tutto; autori che mi hanno fatto crescere, persone che mi hanno amato.

Oggi parlare di poesia sembra fuori moda..per te che le hai dedicato una vita cosa rappresenta?
La poesia è un genere della letteratura che ha una sua vita autonoma, eteronomia indipendente e relazionale ad ogni cosa a chiunque la sappia ascoltare, vedere, sentire, pensare. Ho nei suoi riguardi un sentimento di reverenza pulita, laica, sensuale che mi lascia sempre uno spazio dove poter dire sì, ci sono! Essa come dice Giancarlo Majorino “orienta gli orientatori” e di questo ne sono convinto. La poesia non rappresenta nulla per me: “È” nella sua semplice ed incondizionata maniera di farmi esistere, di farmi esporre!

Cosa significa fare poesia ed essere poeti oggi?
Fare Poesia è un vero e proprio “fare” della lingua e del linguaggio oltre che ad essere uno “stile” del proprio respiro: un modo di stare al mondo. Essere poeti oggi è essere tra quelli che vedono dai margini il centro mobile e spastico di ogni cosa, di ogni atto, di ogni conseguenza. I margini di un mondo dove le pozze d'acqua possono far vedere il sole che riflettono e farlo sembrare vero. Il poeta è l'idiota dostoevskjano, è l'uomo colto nella procedura elementare delle sensazione e dell'approvazione, è colui che riassume in sé la kafkiana “incerta franchezza” del vivere, ma è la persona che nella sua marginalità sociale viene magicamente creduta. È questo farsi credere che fa sì che poeta sia colui che sa come rasentare il vero per dirlo, per pronunciarlo dalle sue sgangherate prossimità.

Scrivi:
“Sbarcare così non serve, ora
che non porto niente, rubato
come sono, tolto, spento
a poco a poco come i miei figli
gonfi, bianchi, cresciuti dai fondali:
boe disperate, inutili e leggere
Il dramma di questa umanità in cammino ferisce al pari dell’indifferenza dei nostri governi. Qual’è secondo te la via per tornare a fare comprendere alle persone l’immensità di queste tragedie?
Questo passo se non ricordo male appartiene ad un testo che scrissi dopo le morte dei profughi a Lampedusa anni fa. Gli sbarchi dei profughi, la loro morte e la loro disperazione non importa a nessuno , almeno è così che la televisione e i giornali ci fanno credere. Non penso che sia assolutamente così. Penso che nel nostro essere così politicamente squinternati in realtà possiamo fare molto per il prossimo, soprattutto agendo sulla nostra naturale camaleontica capacità di adattamento al nuovo, al sempre vecchio e all'altro. I nostri governi lo vediamo proprio in questi giorni pre elettorali sono patetici e disarmanti. Usano qualsiasi mezzo di screditamento umano per portarsi il popolo dalla loro parte.
Ho fiducia nell'individuo e nella persona e spero che questo porti saggezza più che ricchezza.


Spesso nelle tue poesie parli del rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Stefano, dove stiamo andando?
Stiamo andando dove sapremo come fermarci, come diventare parte di ogni cosa. È inutile il nostro accanimento e il nostro povero perbenismo eco e bio-illogico.
La natura approva i gesti che la fanno crescere e generare, gli atri li rifiuta, li abortisce. La nostra incuranza ora troppo asettica e stilizzata sta facendo danni incalcolabili. Dovremmo pensare sempre che alla fine siamo noi la natura e siamo noi i luoghi che ci rendono possibili come probabili.

Semplicemente grazie Stefano, alla prossima!

Stefano Raimondi (Milano, 1964) poeta e critico letterario, laureato in Filosofia (Università degli Studi di Milano). Sue poesie sono apparse nell’Almanacco dello Specchio (Mondadori, 2006). Ha pubblicato Invernale (Lietocolle, 1999); Una lettura d’anni , in Poesia Contemporanea. Settimo quaderno italiano (Marcos y Marcos, 2001); La città dell’orto, (Casagrande, 2002); Il mare dietro l’autostrada (Lietocolle, 2005), Interni con finestre (La Vita Felice, 2009). È inoltre autore di: La ‘Frontiera’ di Vittorio Sereni. Una vicenda poetica (1935-1941), (Unicopli, 2000), Il male del reticolato. Lo sguardo estremo nella poesia di Vittorio Sereni e René Char, (CUEM, 2007) e curatore dei seguenti volumi: Poesia @ Luoghi Esposizioni Connessioni, (CUEM, 2002) e [con Gabriele Scaramuzza] La parola in udienza. Paul Celan e George Steiner, (CUEM, 2008). È tra i fondatori della rivista di filosofia “Materiali di estetica”. Collabora a “PULP libri”, “Più Libri”, “Poesia” e tiene corsi sulla poesia in diverse associazioni culturali e strutture scolastiche. Curatore del ciclo d’incontri “Parole Urbane”.

lunedì 23 maggio 2011

23 05 92 - 23 05 2011

Capaci 19 anni fa, Capaci oggi di tenere gli occhi aperti e lottare per liberarci. Da tutte le mafie.
Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro
19 anni fa ero un ragazzino che pensava a cose a cui penso ancora con grande piacere: 
il calcio, gli amici...
non avevo nessun tipo di sentimento civile, non leggevo giornali e non guardavo che partite e cazzate.
Poi Capaci, e in questa poesia tutto quello che ho provato o quasi tutto perchè sono cose che provo anche oggi:

Esplode la mia tranquillità,
occhi che rincorrono frantumi,
nel futuro che oggi non sarà.

Sventolo quotidiani,
pensieri di pubblica paura,
in un passato che mi sfiora le mani.

Parto con le immagini,
piedi senza ancore,
in un presente di fulmini.

Vecchi che mi scaldano,
il mio cuore a caccia di perché,
in questo oggi di seconda mano.

Il vento ora si riposa,
lacrime che si strattonano,
su quell’asfalto qualcuno lascerà una rosa.




lunedì 2 maggio 2011

Se sbaglio mi corriggerete..

Ieri guardavo la messa di beatificazione di Karol Wojtyla, asceso al soglio pontificio nel 1978 con il nome di Giovanni Paolo II; al di là delle considerazioni sulla magnifica esibizione di potere, tradizione ed eleganza che la solenne celebrazione ha offerto, credo sia mio compito come blogger di Anni ’10, e come storico della Chiesa, offrire qualche spunto di riflessione su un pontificato e un pontefice che a prescindere dai giudizi che se ne possano dare hanno indiscutibilmente segnato il secolo appena trascorso.
Nel lunghissimo pontificato di Giovanni Paolo II credo si possano cogliere due linee opposte ed estremamente interessanti. Da un lato egli fu indubbiamente un grandissimo comunicatore sin dal momento della sua elezione “se sbaglio mi corriggerete”, e della sua prima celebrazione nella quale pose di fatto le basi teoriche per tutto il suo regno:
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo! Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa cosa è dentro l'uomo. Solo lui lo sa!
Fu il primo vescovo di Roma a saper utilizzare con indubbi efficacia radio e tv sin da quando si fece ritrarre atletico e sportivo sulle montagne che amava, fino alla fine quando non si vergognò di mostrare al mondo tutta la sofferenza della malattia. Fu instancabile promotore sin dal 1983 delle Giornate della Gioventù che coinvolsero in tutto il mondo milioni di giovani. Nel contempo si fece promotore di un dialogo interreligioso spesso estraneo ai suoi predecessori e, purtroppo, successori che lo portò anche a ripetuti incontri con la Chiesa Ortodossa nel difficile tentativo di una forse impossibile riconciliazione.
Dall’altro lato egli fu portatore di una concezione di Chiesa Cattolica estremamente monarchica e conservatrice. Giovanni Paolo II infatti non rispose mai alle istanze di parte delle gerarchie ecclesiastiche per l’apertura di un nuovo Concilio Vaticano, e in tal senso si muove anche l’indicazione di Joseph Ratzinger come suo possibile successore. A lui infatti in occasione della celebrazione dei riti pasquali del 2005, poco prima della morte, fece tenere una durissima meditazione sulla "sporcizia della Chiesa Cattolica" circa le sempre più dure e circoscritte accuse di pedofilia a esponenti della chiesa americana e irlandese. E in merito a questo tema, non casualmente, Benedetto XVI si mostrerà poi eccezionalmente sensibile e rigido nelle condanne.
Wojtyla espresse spesso posizioni estremamente dure nei confronti di temi etici “caldi” quali l’aborto
C'è ancora, tuttavia, una strage legalizzata di esseri umani che sono stati concepiti ma non sono nati. E questa volta stiamo parlando di una strage che è stata permessa nientemeno che da parlamenti democraticamente eletti, dove normalmente si ascoltano appelli per il progresso civile della società e di tutta l'umanità
l’omosessualità e l’uso del preservativo. Tuttavia non deve né stupire né scandalizzare, la posizione difensiva e conservatrice della Cattolicità romana –altrettanto lecita di una più aperta al progresso- era già stata scelta come unica via con l’elezione di Paolo VI se si esclude il brevissimo e fondamentalmente non rilevante pontificato di Giovanni Paolo I.
Il papa polacco, pienamente uomo del ‘900, verrà indubbiamente ricordato anche per la sua strenua lotta al comunismo avviata con il sostegno al sindacato cattolico polacco Solidarnosc dell’amico Lech Walesa; ed è indubbio il ruolo della sua azione sul crollo dei regimi sovietici. Non è però mia intenzione qui dare un giudizio su una figura così rilevante per il secolo passato, e nemmeno ad oggi credo si possa fare un bilancio oggettivo e sereno del suo pontificato, è però indubbio che egli in molti modi diversi riuscì a riavvicinare alla Chiesa cattolica molte persone, molto più di quanto riesca a fare, pur nella perfetta continuità teologico-dottrinale, il suo successore.
m.

sabato 23 aprile 2011

Pasqua....


 Buona Pasqua a tutti, con questo testo immenso che vogliamo regalarvi oggi perchè sappiamo che non vale solo per l'oggi...

Nostra Signora dell'Ipocrisia
Francesco Guccini

Alla fine della baldoria c'era nell' aria un silenzio strano,
qualcuno ragliava con meno boria e qualcun altro grugniva piano;
alle sfilate degli stilisti si trasgrediva con meno allegria
ed in quei visi sazi e stravisti pulsava un' ombra di malattia.
Un artigiano di scoop forzati scrisse che Weimar già si scorgeva
e fra biscotti sponsorizzati videro un anchorman che piangeva
e poi la nebbia discese a banchi ed il barometro segnò tempesta,
ci risvegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa...

Il mercoledì delle Ceneri ci confessarono bene o male
che la festa era ormai finita e ormai lontano il carnevale
e proclamarono penitenza e in giro andarono col cilicio
ruttando austeri: "Ci vuol pazienza! Siempre adelante ma con juicio!"
E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell' Ipocrisia
perchè una mano lavasse l' altra, tutti colpevoli e così sia!
E minacciosi ed un po' pregando, incenso sparsero al loro Dio,
sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io...

La domenica di Mezza Quaresima fu processione di etere di Stato
dai puttanieri a diversi pollici dai furbi del " chi ha dato ha dato "
ed echeggiarono tutte le sere, come rintocchi schioccanti a morto,
amen, mea culpa e miserere, ma neanche un cane che sia risorto
e i cavalieri di tigri a ore e i trombettieri senza ritegno
inamidarono un nuovo pudore, misero a lucido un nuovo sdegno:
si andò alle prime con casto lusso e i quiz pagarono sobri milioni
e in pubblico si linciò il riflusso per farci ridiventare buoni...

Così domenica dopo domenica fu una stagione davvero cupa,
quel lungo mese della quaresima, rise la iena, ululò la lupa,
stelle comete ed altri prodigi facilitarono le conversioni,
mulini bianchi tornaron grigi, candidi agnelli certi ex-leoni.
Soltanto i pochi che si incazzarono dissero che era l' usato passo
fatto dai soliti che ci marciavano per poi rimetterlo sempre là, in basso!
Poi tutto tacque, vinse ragione, si placò il cielo, si posò il mare,
solo qualcuno in resurrezione, piano, in silenzio, tornò a pensare...


ecco  il  video...






mercoledì 20 aprile 2011

Tra Pubblico e Privato

Posto il mio intervento di ieri alla giornata di studi orgaqnizzata da ISREC e Circolo Gramsci di Bergamo: "Luigi Cortesi. Il percorso di un intellettuale militante"




Nel seme al vento afferri la fortuna,
al rosso saggio chiedi i tuoi perchè,
vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
ma il tempo passa e non ritorna più...

C’è questa pagina bianca che mi fissa da un po’ e che vorrei riempire.
C’è questa strana sensazione di sostare tra pubblico e privato.

Non voglio lasciarmi andare ai ricordi familiari qui davanti a tutti questi storici, ci mancherebbe!
Ma nemmeno posso mettermi qui a tracciare un profilo intellettuale a chi in questo lo conosceva meglio di me.

I casi sono due, o vado là dagli storici e gli dico che alla fine non ho preparato nulla o salgo e vado a braccio.
No, a braccio no. Parlare in pubblico sono anche abituato ma qui l’emozione potrebbe averla vinta facilmente.

E nemmeno  andare dagli storici così senza niente non mi sembra carino.
Anche perché sono io che gli ho detto che avrei parlato.

Eccomi sto nel mezzo tra pubblico e privato.

A pensarci tra pubblico e privato il mio zio ha ballato mica male:
impossibile non chiedergli a cosa si stava dedicando non pensando che era come chiedergli Come stai?

Stava lì, con un pensiero dietro l’altro di ricerca della prossima ricerca e con quell’ansia serena di chi sa che possiamo innamorarci, fare figli, ridere e scherzare o anche incazzarci per le nostre cose ma che dobbiamo stare in guardia.
Non è un pensiero apocalittico il suo, è una preoccupazione assolutamente documentata.
Zio Gigi aveva le prove e ce le ha lasciate per aiutarci ad aprire gli occhi e a levarli da un’attualità che attualità dell’uomo e della sua condizione non è.

Tra pubblico e privato mi regalava i suoi libri scrivendoci “a Sergio nipote e amico”.

Tra pubblico e privato stava lì a richiamarti all’essenziale, a quelle benedette informazioni a cui abbiamo accesso limitato.

Sì, forse è meglio così, vado lì dagli storici e gli dico queste cose dello zio, cosa interessa a loro se in studio teneva uno stemma dell’Atalanta che gli avevo regalato da bambino?

Quello è solo un ricordo, gli altri me li coccolo io dopo a casa tranquillo mentre penso e ripenso ad un uomo che ha messo la sua storia dentro “la storia”.

Che emozione pensare che ci sono anche pezzetti di me, insieme ai tanti che lo hanno stimato o amato.
Che bello poter dire che mi manca qui davanti a questi storici sapendo bene che capita anche a loro…




lunedì 11 aprile 2011

Rileggere Cuore oggi...

Passerò per demodé, ma sto rileggendo il libro Cuore che Edmondo de Amicis pubblicò presso i fratelli Treves nel lontano 1886.
Quasi tutti i trentenni hanno un lontanissimo ricordo d’infanzia del maestro Perboni, di Garrone, del muratorino e di tutti gli altri protagonisti.
Quasi tutti i trentenni, sono certo, mi direbbero che non l’hanno mai più letto, non lo rileggeranno e forse non lo faranno conoscere nemmeno ai loro figli.
Qualcuno dirà che Cuore è tutta retorica, che Cuore è superato, che Cuore non ha più nulla da dire ai ragazzi di oggi.
Potrebbe anche essere in parte tutto vero, ma provate a pensarci bene. De Amicis scriveva quel tipo di romanzo dedicato a tutti gli scolari d’Italia –i cui racconti mensili hanno attori provenienti ogni volta da una regione diversa- perché era convinto che gli italiani fossero ancora tutti da fare.
Io oggi credo che gli Italiani siano ancora, come allora, più di allora tutti da fare. Farebbero bene i giovani di oggi a riguardare alle pagine sul tricolore continuamente offeso da ministri e parlamentari, farebbero bene a rileggere le pagine sull’importanza dell’accoglienza che allora era per un piccolo calabrese oggi è, o dovrebbe essere, per i tanti migranti
Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano [...] Vogliategli bene, in maniera che non s’accorga di esser lontano dalla città dove è nato; fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trova dei fratelli.
Credo anche che rileggere le descrizioni della scuola e dei maestri di allora, dediti ai loro bimbi in aule gelide, costretti spesso a privazioni ma fermi nel loro dovere, faccia pensare alla scuola di oggi massacrata da riforme ingiuste e svilita nei quotidiani insulti agli insegnanti.
“Abbiamo un anno da passare insieme. Vediamo di passarlo bene. Studiate e siate buoni. Io non ho famiglia. La mia famiglia siete voi. Avevo ancora mia madre l’anno scorso: mi è morta. Son rimasto solo. Non ho più che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Voi dovete essere i miei figliuoli. Io vi voglio bene, bisogna che vogliate bene a me. Non voglio aver da punire nessuno. Mostratemi che siete ragazzi di cuore; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza. Non vi domando una promessa a parole; son certo che, nel vostro cuore, m’avete già detto di sì. E vi ringrazio”.
De Amicis proponeva ai ragazzi di allora una morale civile che poteva anche fare a meno della Chiesa ma che non poteva fare a meno della patria, dell’amicizia, della solidarietà tra classi e tra popoli.
Non abituarti a passare indifferente davanti alla miseria che tende la mano, e tanto meno davanti a una madre che chiede un soldo per il suo bambino”
In un Italia priva di modelli e riferimenti, credo sarebbe bello e opportuno che i giovani riguardassero a buoni maestri, magari superati nel linguaggio, ma ancora attuali nei contenuti; perché ho il sospetto che nella paura, forse legittima, di imporre qualcosa ai nostri figli –meglio, qualcuno dirà, se li trovino da soli i maestri, noi diamo loro gli strumenti- li stiamo lasciando soli, in mano a chi si fa molti meno scrupoli di noi e non vede l’ora di poter proporre modelli utili a inquinare il senso comune del vivere civile. Io credo che Cuore sia un buon maestro, credo che andrebbe riletto e riproposto.. e con lui tanti altri autori e libri dimenticati che aspettano solo di essere presi dal loro scaffale in biblioteca.
michele

martedì 29 marzo 2011

Pacifista anche oggi!

 
Pacifista.
Io sono pacifista anche ora e qui, affacciato su un mediterraneo che sembra scoppiare…

Non sono pacifista quando siamo in pace, sono pacifista ora che siamo in guerra.
Ora? Ma non siamo sempre in guerra?
Ho 34 anni, due guerre del golfo più Kosovo, Afghanistan, ora Libia e domani??

Sono nato che non c’era la pace, la guerra era fredda e siam cresciuti con l’idea che il mondo è sempre diviso in 2. Ora la guerra è calda e le divisioni appaiono ancora più incontrollabili.
Eppure diciamo sempre che siamo noi i buoni.
La guerra è una scelta prima della Libia, prima di far dire “forse in questo caso massì interveniamo!”
La guerra è un investimento sfacciato in barba ai miliardi di persone che non mangiano, non bevono e sperano in noi, poveri illusi!
Effetti collaterali che nelle medicine di solito sono qualche corsetta in bagno e qui Vite, vite di gente che va alla guerra magari per sposarsi o comprarsi una casa o di altra gente non in sintonia con bombe intelligenti. Ma chi le ha definite così? Il neurologo di Ferrara?

Vado a braccio e sono offeso.
Vado a braccio perché sento guerrafondai patentati portare argomentazioni che ieri l’altro, dette da un pacifista, diventavano motivo di scherno.

Pacifismo è un atteggiamento, una scelta, un ribadire che NON VA BENE, non va mai bene.
Non voglio essere trascinato su questo piano della situazione irreparabile quando la politica mondiale si arrabatta tutto il tempo su traffici che nemmeno abbiamo idea pur sapendo esattamente che a Clinton gli piace il sesso orale e a quell’altro raccontare barzellette a minorenni retribuite da altri per spogliarsi dinnanzi a lui(versione del suo avvocato).
MADDAI.
Sembra che il pacifismo sia una scelta da fare il giorno tale all’ora tale e così perde di senso.
Per me Pacifismo significa cancellare D’alema e soci per il Kosovo e far fatica a non affrontarli a muso duro quando si mischiano nelle manifestazioni della pace.
Pacifismo non è essere buoni ma sapere quali sono le condizioni che avvicinano al conflitto perché le capirebbe chiunque e poi il conflitto puzza ben prima di esplodere, i rumori dei suoi passi son ben forti anche prima delle bombe.

Ci trattano da verginelle, gente dai grandi ideali irrealizzabili ma ci sono migliaia di associazioni, gruppi, pubblicazioni che tengono vivo sempre l’interesse verso un mondo il cui equilibrio deve interessare sempre tutti.
Verginella è chi si sveglia oggi a dire “ah però che casino!!”.
Ovviamente non mi riferisco ai tanti che la pensano come Michele in modo sinceramente combattuto ma ai nostri Mass-media che in questi frangenti mostrano sempre il loro volto più sgradevole, ma tranquilli non fate il giro a cercare lineamenti gradevoli ed umani perché non li troverete nemmeno a farci i Kilometri!

Questo blog esiste per parlare di queste cose senza paura di avere un’opinione perché le opinioni non ci riduciamo sempre a doverle comprare.

Pacifista anche oggi e, prendendo a prestito il motto delle splendide donne in piazza, Se non Ora quando?? Se non ora la Pace, quante guerre ancora?

S.