martedì 29 marzo 2011

Pacifista anche oggi!

 
Pacifista.
Io sono pacifista anche ora e qui, affacciato su un mediterraneo che sembra scoppiare…

Non sono pacifista quando siamo in pace, sono pacifista ora che siamo in guerra.
Ora? Ma non siamo sempre in guerra?
Ho 34 anni, due guerre del golfo più Kosovo, Afghanistan, ora Libia e domani??

Sono nato che non c’era la pace, la guerra era fredda e siam cresciuti con l’idea che il mondo è sempre diviso in 2. Ora la guerra è calda e le divisioni appaiono ancora più incontrollabili.
Eppure diciamo sempre che siamo noi i buoni.
La guerra è una scelta prima della Libia, prima di far dire “forse in questo caso massì interveniamo!”
La guerra è un investimento sfacciato in barba ai miliardi di persone che non mangiano, non bevono e sperano in noi, poveri illusi!
Effetti collaterali che nelle medicine di solito sono qualche corsetta in bagno e qui Vite, vite di gente che va alla guerra magari per sposarsi o comprarsi una casa o di altra gente non in sintonia con bombe intelligenti. Ma chi le ha definite così? Il neurologo di Ferrara?

Vado a braccio e sono offeso.
Vado a braccio perché sento guerrafondai patentati portare argomentazioni che ieri l’altro, dette da un pacifista, diventavano motivo di scherno.

Pacifismo è un atteggiamento, una scelta, un ribadire che NON VA BENE, non va mai bene.
Non voglio essere trascinato su questo piano della situazione irreparabile quando la politica mondiale si arrabatta tutto il tempo su traffici che nemmeno abbiamo idea pur sapendo esattamente che a Clinton gli piace il sesso orale e a quell’altro raccontare barzellette a minorenni retribuite da altri per spogliarsi dinnanzi a lui(versione del suo avvocato).
MADDAI.
Sembra che il pacifismo sia una scelta da fare il giorno tale all’ora tale e così perde di senso.
Per me Pacifismo significa cancellare D’alema e soci per il Kosovo e far fatica a non affrontarli a muso duro quando si mischiano nelle manifestazioni della pace.
Pacifismo non è essere buoni ma sapere quali sono le condizioni che avvicinano al conflitto perché le capirebbe chiunque e poi il conflitto puzza ben prima di esplodere, i rumori dei suoi passi son ben forti anche prima delle bombe.

Ci trattano da verginelle, gente dai grandi ideali irrealizzabili ma ci sono migliaia di associazioni, gruppi, pubblicazioni che tengono vivo sempre l’interesse verso un mondo il cui equilibrio deve interessare sempre tutti.
Verginella è chi si sveglia oggi a dire “ah però che casino!!”.
Ovviamente non mi riferisco ai tanti che la pensano come Michele in modo sinceramente combattuto ma ai nostri Mass-media che in questi frangenti mostrano sempre il loro volto più sgradevole, ma tranquilli non fate il giro a cercare lineamenti gradevoli ed umani perché non li troverete nemmeno a farci i Kilometri!

Questo blog esiste per parlare di queste cose senza paura di avere un’opinione perché le opinioni non ci riduciamo sempre a doverle comprare.

Pacifista anche oggi e, prendendo a prestito il motto delle splendide donne in piazza, Se non Ora quando?? Se non ora la Pace, quante guerre ancora?

S.

Guerra e Pace

Fonte http://www.cislveneto.it/
E gli storici hanno poi addotto prove astutamente combinate, adattandole ai fatti compiuti, per dimostrare la genialità e la capacità di previsione dei condottieri, che di tutti gli strumenti involontari degli eventi mondiali erano i fattori più servili ed involontari.
L. Tolstoj, Vojna i mir, 1865

Roberta, una nostra lettrice scrive:

Io penso che le guerre siano sbagliate sempre.
E credo che in questo caso specifico siamo colpevoli e molto nei confronti del popolo libico. Colpevoli di essere...stati amici del loro sanguinario dittatore e avere chiuso gli occhi sulle sue malefatte. Colpevoli di aver condotto traffici con lui e averci guadagnato e averlo fatto guadagnare. Colpevoli di non aver voluto guardare il sangue e l'orrore. Colpevoli di aver atteso che la loro ribellione risolvesse il problema. Colpevoli di non aver cercato altra soluzione, altro modo se non la violenza. E colpevoli nei confronti di tutti gli altri popoli al mondo che vivono gli stessi orrori ma non hanno petrolio che desti il nostro interesse

Non so darle torto...
E io cosa penso? Oggi sento tanti giustamente parlare di pace, qua e là si rivede sventolare qualche bandiera colorata: oggi però io non so da che parte stare, e provo a spiegarmi:
Non ho dubbi che alla guerra sia molto meglio la pace, non ho dubbi che alla morte sia meglio la vita, sono sicuro che era giusto scendere in piazza quando hanno attaccato l’Afghanistan per fermare il terrorismo o l’Iraq per cercare armi di distruzione di massa..che poi si sono rivelate di distrazione di massa...visto che non le hanno mica trovate.
Ma oggi? Oggi io non lo so. Certo, avremmo potuto e dovuto muoverci molto prima tutti dall’europa all’america con le armi della diplomazia, certo il nostro piccolo premier avrebbe potuto fare qualcosa di più che baciargli le mani –ma deve essere una ritualità a cui è abituato sin da ragazzo- e ricordare la profonda saggezza di Gheddafi, e sicuramente all’origine dell’intervento ci sono gli interessi di qualcuno, o di tanti.
Tutto vero! Ma oggi? Oggi c’è un popolo che si ribella a un tiranno, un popolo che sceglie di provare a cambiare rotta e per questo viene quotidianamente massacrato, oggi non si può restare a guardare parlando di pace, oggi la gente muore per essere libera –fermatevi a pensare ai maquis francesi o ai nostri partigiani senza le forze Alleate-. Oggi è giusto intervenire..io credo; domani sì, dovremmo tornare a parlare di pace magari scegliendo con più attenzione chi ci governa..perché alla fine il problema è drammaticamente tutto lì!
m.

sabato 19 marzo 2011

La grande proletaria si è mossa?

"E soprattutto ai popoli che non usano se non la forza, imporre, come non si può fare altrimenti, mediante la guerra, la pace".
G. Pascoli, la grande proletaria si è mossa.
Novembre 1911, per l'impresa di Libia.

Tempi diversi, motivazioni diverse, ma la storia non insegna mai nulla. Oggi forse è giusto farlo, ma ci muoviamo con colpevole ritardo, eravamo legati a lui "DA VERA E PROFONDA AMICIZIA", gli riconoscevamo "PROFONDA SAGGEZZA"; non avremmo potuto provare a fermarlo prima che i morti si contassero a migliaia?!? Non siamo anche noi un poco complici?!

giovedì 17 marzo 2011

Condominio 150esimo

E’ un condominio in stile classico che si erge tra il verde.
Da lì i suoi tantissimi abitanti possono godersi il mare come i monti. Per non dire dei monumenti di un passato unico.

Si discute tanto nel palazzo, le riunioni condominiali non sono esenti da atti di violenza dai quali tutti poi devono in fretta prendere le distanze, a volte con dispiacere, a volte con disgusto, a volte perché non possono proprio farne a meno.
Di capiscala ne son passati molti, ognuno di loro ha avuto consensi e aspre critiche, ai piani bassi l’impressione è che si cambi spesso con grande attenzione a non cambiare mai la rotta.
L’attuale amministratore giura di amare il palazzo più della sua vita ma è di quest’ultima che si deve occupare perché gli affari (i suoi!) vanno bene ma il comune lo marca stretto per la sua condotta al limite della decenza. Per fortuna sua e dei suoi amici il giornale del paese è suo ed è sempre disponibile a spiegare ai condomini che sono gli altri i cattivi o che comunque non han capito.
Ma il condominio non è solo questo.
Il condominio ha una lunga storia e si racconta che in passato molti altri amministratori son stati qui per imparare come si fa a vivere insieme e mandare avanti la baracca con regole ammirate e prese ad esempio.
Ad oggi con gli altri condomini c’è uno strano rapporto: gli amici dell’amministratore che un tempo lo trattavano come un delinquente e ora lo spalleggiano non vogliono intrusi che non siano benestanti e che arrivino con sacche di denari da spartire poi come viene al momento.
Non gli viene mai il dubbio che da fuori possano arrivare persone che rendano il palazzo più vivo, magari più giovane (la media delle età è ormai da casa di riposo…).
Purtroppo chi dovrebbe aiutare il palazzo a crescere nell’accoglienza e nel pensiero non si mette d’accordo, e si occupa più volentieri dei guai dell’amministratore e dei ruoli di caposcala

Oggi è il 150esimo anniversario da quando gli abitanti si riunirono per vivere insieme, ognuno con la sua piccola targhetta col cognome a dire che è lì che abita.

Ne hanno passate tante, fra lucide pazzie e pazze stupidaggini ma anche imprese, film, scoperte, abbracci consolatori e sinceri e poi strette di mano false e traditrici
e ancora gioia macerie ricostruzioni canzoni e opere d’arte e piazze e bandiere e…

Oggi si festeggia dunque, qualcuno ci crede e qualche bandiera la si vede sui terrazzi.
Qualcuno non l’ha messa perché non capisce, qualcuno perché non vuole e si sente libero di non rappresentare tutti ma solo chi oggi gli fa comodo.
E’una scelta che puzza di ignoranza.
Ma il condominio c’era prima, oggi festeggia e deve sopportare e prima o poi…




L'Italia sarà!


Oggi compie centocinquant’anni l’Italia, con i suo difetti e il suo fascino, unita ma mai compiuta, povera, sognatrice, ingenua, bella come una donna non più giovane, con molti acciacchi, ma che conserva intatto il fascino della gioventù.
Cent’anni, fa erano cinquanta..il ricordo del Risorgimento era vivo, e forse da poco se ne erano andati quelli che l’Italia l’avevano fatta, non si poteva non festeggiare.
Oggi sembra un ricordo stanco e demodé quella bandiera che va bene quando si è campioni del mondo, ma che poi piace già di meno se si esce al primo turno.
Cent’anni fa si sarebbe stati pronti a morire –ma si è mai pronti davvero?!- per portarla in quelle terre abitate da italiani dove ancora non sventolava.
Oggi si festeggia ma ci sono i distinguo, e se si festeggia l’Unità festeggiamo anche le Regioni e se festeggiamo le Regioni, anche le Province, i Comuni e le Frazioni, le piazze, le vie...e va a finire che faccio festa nazionale per casa mia.
Cent’anni fa si parlava del Giubileo della Patria.
Oggi parlare di Patria è di destra, ma poi guardi bene e non capisci perché son quelli di sinistra a dare più significato ai 150 anni dall’Unità
Cent’anni fa si faceva festa il 17, ma anche il 27 per festeggiare Roma capitale..
Oggi se dici che vuoi festeggiare anche quello qualche ministro si sente male, mi spiegassero almeno perché stanno là allora.
Ne ho parlato qualche tempo fa, in occasione dell’intervento di Benigni a Sanremo con un amico diciassettenne (perché non sono tutti scemi come ci vogliono fare credere..ma su questo ritorneremo)

Luca:..ma Benigni è stato davvero così antistorico e così marcatamente nazionalista come dicono tutti? o è pura e semplice strumentalizzazione propagandistica come al solito? ammetto la mia ignoranza in materia (la scuola italiana ci insegna il Risorgimento solo attraverso la filastrocca di Garibaldi fino a che non abbiamo 19 anni, forse, poiché non sono ancora all'ultimo anno e non so come la si studia..)
Michele: non l'ho ascoltato tutto, ma credo che dire che Benigni sia stato antistorico e nazionalista sia oggettivamente eccessivo, tenendo anche bene a mente qual'è il contraltare dei nostri "ministri".Se fossimo in un paese maturo in cui...il tricolore e l’idea di Repubblica non fossere oggetto quotidiano di insulti e attacchi da coloro che sulla Repubblica e sulla Costituzione giurano, potremmo dire anche eccessivamente nazionalista il discorso di Benigni, ma nell’Italia di oggi direi proprio di no!!
Luca: grazie.. parlo di commenti letti in internet da parte di insegnanti che hanno definito in questi termini un discorso e un'esegesi che a me, storica o no, nazionalista o meno, ha fatto sentire dentro l'amore x l'Italia una volta nella vita..
Michele: credo che se questo è il nazionalismo ben venga, se è cultura, poesia e classici..Fatta l'Italia centocinquantanni fa siamo ancora ben lontani dall'essere italiani. Nazionalismo boh? Come italiani ci manca la consapevolezza di un passato condiviso e accettato da tutti in cui riconoscersi e che sappia dare un senso di amore per l’Italia come patria, che non vuole essere retorica nazionalista o borghese, ma stimolo a farci ripartire da una coscienza civile che abbiamo perso o forse mai trovato.

venerdì 11 marzo 2011

Considerazioni

Oggi non avrei voluto inserire un nuovo post perché credo che quello di Sergio abbia ancora da far pensare. E in effetti non scriverò un vero contributo per anni '10 limitandomi a una citazione che ritengo in questi tempi strani abbia nuova imprevedibile attualità:

Non è concedere un privilegio ai tribunali permetter loro di punire gli agenti del potere esecutivo quando violano la legge. Sarebbe togliere loro un diritto naturale impedirglielo.

Alexis de Tocqueville, Democrazia in America, 1835

giovedì 10 marzo 2011

Fantavita precariata


La mia generazione ha conosciuto il Subbuteo e la play-station, i libri della biblioteca rionale e l’I-PAD, il Commodore 64 e facebook, il walk-man e l’MP3.

Potrei andare avanti parecchio con immagini che ci mettono a pieno titolo in un’età dei cambiamenti, in un’epoca che qualcuno ha chiamato dei crolli perché segnata da cadute e abbattimenti che hanno modificato la storia (Berlino e Ground Zero per dire i due più eclatanti).

Questa introduzione verrà forse un giorno sfruttata per entrare nel cuore della questione: cosa ce ne siamo fatti noi di questi cambiamenti e come li abbiamo vissuti.
Limiti, possibilità, paure e speranze le ho sempre avvertite come presenze e le persone che mi spaventano sono quelle che non se ne sono accorte.
E’ cambiato quello che c’è nel sacchetto ma non tutto il resto, a loro basta comprare quello che gli si dice di comprare e più che crescere sbiadiscono.
Abbiamo dato tante volte la colpa alla politica (vero che per chi ha conosciuto Berlinguer D’Alema resta una ferita aperta…) ma l’impressione è che non possiamo chiedere agli altri di fabbricarci i nostri sogni.
Una volta uno lavorava per costruirsi il suo futuro, oggi per tanti il posto di lavoro è un sogno e questo mica aiuta.
Non voglio scrivere un trattato sulla precarietà ma anche qui siamo a metà: a Bergamo si dice essere assunti a libri. A pensarci ora è tanto che non si dice più e ormai anche chi lavora in banca o in comune ha certezze semestrali (Mi è venuto anche in mente che ci fanno mutui di 45 anni e contratti di lavoro di tre mesi…).
Sentiamo di dipendere dai genitori ancora tanto, spesso quando genitori lo siamo già anche noi e questo mette ansia. Al contempo viviamo sopra le righe pagando l’inutile a carissimo prezzo.

Delle volte sento che siamo come lacerati fra un passato recente e un oggi dove la parola futuro sembra essere scabrosa.

Tutto viene gestito, amministrato, sono pochi i voli gli slanci.
Grandi opere sociali e storie imprenditoriali sono nate così, oggi nessuno pratica il rischio in queste cose riservandoselo per il tempo libero appesi a un elastico  lanciati da un ponte o robe simili.

Più mi addentro in questi temi e più mi sfiora il pensiero poco rassicurante che tutto questo possa dipendere anche da noi.
Eh già è molto più semplice cercare i colpevoli fuori da noi e non ci mancano certo i responsabili di questa stagnazione dove si sorride giusto all’aperitivo.
E riprendersi in mano la vita? E fermare la discesa che ci porterà ad essere vecchi tristi insoddisfatti??

Qui ognuno deve fare i suoi conti sia chiaro, ma altrettanto urgente sarebbe metterli insieme i sogni, cercare di guardare non da soli oltre a lunedì mattina.

Perché oggi è lunedì’ mattina e non fa neanche finta di smettere di piovere e l’unica cosa che avrei voglia di fare è controllare i risultati del fantacalcio che dopotutto è l’ideale per chi, come noi, sa giocare sia a Subbuteo che a Play – station.

martedì 8 marzo 2011

8 marzo 1911?

Quand'eri
giovinetta pungevi
come una mora di macchia. Anche il piede
t'era un'arma, o selvaggia.

Eri difficile a prendere.
Ancora
giovane, ancora
sei bella. I segni
degli anni, quelli del dolore, legano
l'anime nostre, una ne fanno. E dietro
i capelli nerissimi che avvolgo
alle mie dita, più non temo il piccolo
bianco puntuto orecchio demoniaco.

Saba, Donna

8 marzo 1911, strano a dirsi..ma non succedeva nulla. Il famoso rogo di una fabbrica di New York che vide morire almeno centoquarantasei donne non avvenne in quella data ma il 25 dello stesso mese, per questo motivo alcuni sostengono che in realtà si commemori uno sciopero di una ditta tessile sempre a New York ma del 1857, altri che si ricordi la rivolta pacifica delle operaie di Pietrograd del 1917 .
Alla faccia di tutti quelli che oggi scriveranno e vi diranno che son cent’anni che si festeggia la Festa della Donna.
Ma poco importa quando successe realmente, rimane il fatto che anno più anno meno è un secolo che le donne scendono in piazza in difesa dei loro diritti. Quest’anno in Italia hanno scelto di farlo un pò prima, ma qualcuno pensa che siano poche radical chic strumentalizzate.
Oggi non regalerò mimose, mi sembra stupido e inutile, e mi mette tristezza vedere ad ogni angolo delle strade gente che vuole convincerti a comprarne.
Cosa mai cambierà nella vita di una donna se l’8 marzo riceve delle mimose oppure no? Quando poi gli altri 364 giorni è la festa dell’uomo? Perché non ricominciamo a guardare le nostre compagne, madri, sorelle e amiche nel vivere di ogni giorno offrendo loro una mano quando serve davvero?

sabato 5 marzo 2011

PerCome "Anni 10"

Dei perché ha già scritto Michele, anzi il Michele perché a Bergamo si mette l’articolo davanti ai nomi.  Provo allora a dire i “perCome” di questo Blog. “Anni ‘10” prova a stare nell’oggi non trascurando l’ieri e forse anche questo lo ha già scritto Michele… Ci proviamo comunicando quello che oggi ci accade sporcandoci le mani con quelle che sono le nostre idee e soprattutto le nostre condizioni di ometti trentenni (mese più mese meno!!) in questo decennio. Abbiamo nostalgie, a volte esagerate, ma questo riferimento al ‘900 non ne fa parte, è semplicemente un confronto continuo per comprenderci dentro questo secolo così giovane nelle sue già molte stanchezze. Scrivo difficile, ma dei due mi candido ad essere la pancia di Anni ’10, di scrivere e buttare su di getto perché è sacro il diritto che abbiamo tutti di dire cosa sta succedendo. Non posso scrivere che non parleremo di politica, ci è impossibile, è una delle passioni che accomuna me e Michele, ma nessuno si aspetti che ci preoccupiamo degli affari di questo o quel governante di questo o quel partito (…esistono ancora??). Siamo di Sinistra se vi piacciono le etichette ma se oggi, 5 Marzo 2011, sapete cosa vuol dire Sinistra, scriveteci subito una mail! Gli altri “perCome” sono da costruire, magari insieme a chi di voi ne avrà voglia e tempo. Di recente ho scritto una cosa che si chiama “Non LasciamoCi Soli”: ecco, forse anche un secolo nuovo se guardato insieme non fa poi così paura!
Buon Viaggio Anni 10!

Perché "Anni 10"


Perché gli anni ’10? Perché giocare con momenti così apparentemente lontani come il 1911 –ma non solo- e il 2011?
Perché riprendere storie, racconti, uomini e vite che non sono più nel tentativo di ridare loro voce nel confronto con la nostra quotidianità che si dipana al volgere tra due secoli?
Viviamo un continuo presente fatto di aspettative, sogni, speranze e ricordi che si rincorrono tra qualcosa che non è più, il passato, e qualcosa che non è ancora, il futuro. E questo essere così propri di ciascuno e nel contempo impalbabili parti di una grande coscienza collettiva ce li rende talvolta difficili da accettare e comprendere.
Confrontarsi oggi con le vite di uomini e donne che non sono più, ma che come noi vissero angoscie ed emozioni di un secolo che se andava e di un altro che si apriva può forse essere uno stimolo a riguardare oltre le nostre singole esistenze nel tentativo di cercare significati altri nel rapporto con l’alterità dell’esperienza dei nostri simili.
Quel ‘900 che sembrava aprirsi all’insegna del progresso, delle grandi esposizioni internazionali, dell’uomo destinato a compiere il sogno leonardesco del volo, sarebbe poi stato definito il secolo breve perché stretto tra due guerre mondiali e milioni di morti senza un motivo. Così ne avrebbe portato su di sé le cicatrici fino al suo concludersi, e così sarà ricordato nei libri di storia e studiato dalle generazioni che verranno. Ma noi che lo abbiamo vissuto, noi che abbiamo avuto il privilegio di conoscere uomini e donne che quelle tragedie portarono sulla loro pelle, noi per primi abbiamo dimenticato travolti dall’allegria del boom economico e del benessere a portata di mano per tutti.
E oggi di nuovo vediamo le nostre aspettative rischiare di essere spazzate via da un incertezza per il futuro che eravamo certi non ci appartenesse più.
E oggi come allora ci facciamo domande e cerchiamo risposte, o forse, in molti diamo risposte senza troppe domande. Quelle stesse domande a cui uomini e donne di cent’anni fa hanno cercato risposte trovate talvolta troppo tardi nelle lettere scritte alle madri e agli amori dalle trincee di ogni frontiera.
Uno storico scomparso non molto tempo fa ha scritto: “ancora una volta l’umanità, giunta ad un bivio decisivo tra la vita e la morte, viene condotta nella direzione sbagliata”. Ebbene, io credo che oggi dimenticare la storia, appiattirla nella quotidianità del presente sia solo interesse di alcuni che vogliono inquinare il senso del vivere civile per fini particolari.
Così io, e il mio compagno di viaggio Sergio, vogliamo provare a ricominciare a raccontare storie di oggi e di ieri con parole nostre e di altri, così oggi, 5 marzo 2011 vogliamo ricominciare a pensare dal 5 marzo 1911.

Chi siamo...


Sergio Cortesi nasce a Calcinate, provincia di Bergamo, nel 1977, e dove potrebbe nascere uno che quando a dicembre gli parli di Doni pensa al suo capitano e non a Babbo Natale?
Sergio sa scrivere e sa raccontare, ma soprattutto sa ascoltare, non a caso ha scelto un lavoro bello ma tosto come pochi quando avrebbe potuto diventare una sorta di Willy Wonka della bergamasca. Sergio ha Chicca che lo sopporta, o meglio..Chicca ha Sergio da sopportare, con le sue briscole, i suoi amici del calcetto e le sue ginocchia in vetro di Murano.
Sergio ascolta Vecchioni e Guccini, ti legge Gaber e ti fa pensare..

Dicembre 1981: Michele Pelle Pellegrini nasce credo nella nebbia e là abita!
E’ milanese non per dirne bene o per dirne male. E’ milanese punto.
Ha studiato e lo fa ancora senza vergogna ma per pudore lavora tra faldoni e polvere.
Una volta mi ha regalato un libro scritto da lui e mi ha emozionato.
Quando pontifico di politica o simili chiedo sempre a lui, che se fa andare il testone quello che dici diventa più autorevole.
Se non era per l’Ale non lo avrei conosciuto ma non mai se ringraziarla o maledirla l’Ale per questo…intanto ci faccio sto blog che non ho mica ancora proprio capito bene bene cosa sarà ma il Pelle muove il testone e allora tiriamo dritti!