lunedì 11 aprile 2011

Rileggere Cuore oggi...

Passerò per demodé, ma sto rileggendo il libro Cuore che Edmondo de Amicis pubblicò presso i fratelli Treves nel lontano 1886.
Quasi tutti i trentenni hanno un lontanissimo ricordo d’infanzia del maestro Perboni, di Garrone, del muratorino e di tutti gli altri protagonisti.
Quasi tutti i trentenni, sono certo, mi direbbero che non l’hanno mai più letto, non lo rileggeranno e forse non lo faranno conoscere nemmeno ai loro figli.
Qualcuno dirà che Cuore è tutta retorica, che Cuore è superato, che Cuore non ha più nulla da dire ai ragazzi di oggi.
Potrebbe anche essere in parte tutto vero, ma provate a pensarci bene. De Amicis scriveva quel tipo di romanzo dedicato a tutti gli scolari d’Italia –i cui racconti mensili hanno attori provenienti ogni volta da una regione diversa- perché era convinto che gli italiani fossero ancora tutti da fare.
Io oggi credo che gli Italiani siano ancora, come allora, più di allora tutti da fare. Farebbero bene i giovani di oggi a riguardare alle pagine sul tricolore continuamente offeso da ministri e parlamentari, farebbero bene a rileggere le pagine sull’importanza dell’accoglienza che allora era per un piccolo calabrese oggi è, o dovrebbe essere, per i tanti migranti
Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano [...] Vogliategli bene, in maniera che non s’accorga di esser lontano dalla città dove è nato; fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trova dei fratelli.
Credo anche che rileggere le descrizioni della scuola e dei maestri di allora, dediti ai loro bimbi in aule gelide, costretti spesso a privazioni ma fermi nel loro dovere, faccia pensare alla scuola di oggi massacrata da riforme ingiuste e svilita nei quotidiani insulti agli insegnanti.
“Abbiamo un anno da passare insieme. Vediamo di passarlo bene. Studiate e siate buoni. Io non ho famiglia. La mia famiglia siete voi. Avevo ancora mia madre l’anno scorso: mi è morta. Son rimasto solo. Non ho più che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Voi dovete essere i miei figliuoli. Io vi voglio bene, bisogna che vogliate bene a me. Non voglio aver da punire nessuno. Mostratemi che siete ragazzi di cuore; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza. Non vi domando una promessa a parole; son certo che, nel vostro cuore, m’avete già detto di sì. E vi ringrazio”.
De Amicis proponeva ai ragazzi di allora una morale civile che poteva anche fare a meno della Chiesa ma che non poteva fare a meno della patria, dell’amicizia, della solidarietà tra classi e tra popoli.
Non abituarti a passare indifferente davanti alla miseria che tende la mano, e tanto meno davanti a una madre che chiede un soldo per il suo bambino”
In un Italia priva di modelli e riferimenti, credo sarebbe bello e opportuno che i giovani riguardassero a buoni maestri, magari superati nel linguaggio, ma ancora attuali nei contenuti; perché ho il sospetto che nella paura, forse legittima, di imporre qualcosa ai nostri figli –meglio, qualcuno dirà, se li trovino da soli i maestri, noi diamo loro gli strumenti- li stiamo lasciando soli, in mano a chi si fa molti meno scrupoli di noi e non vede l’ora di poter proporre modelli utili a inquinare il senso comune del vivere civile. Io credo che Cuore sia un buon maestro, credo che andrebbe riletto e riproposto.. e con lui tanti altri autori e libri dimenticati che aspettano solo di essere presi dal loro scaffale in biblioteca.
michele

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