venerdì 15 marzo 2013

Habemus papam


Videbat namque in somnis, ut retulit, Lateranensem basilicam fore proximam iam ruinae, quem quidam homo pauperculus, modicus et despectus, proprio dorso submisso, ne caderet, sustentabat. ”Vere”, inquit, ”hic ille est, qui opere et doctrina Christi sustentabit Ecclesiam”.

Così Bonaventura da Bagnoregio racconta nella Legenda Maior l’episodio, poi affrescato da Giotto, del sogno di Innocenzo III che vide la Chiesa (rappresentata dalla Basilica del Laterano) in rovina, sostenuta e salvata da un poveretto. Quel poveretto era Francesco d’Assisi cui Innocenzo III riconobbe la forma vitae all’origine della prima fraternità da cui nacque l’ordine dei Frati Minori.
Quanto di questo episodio può avere pesato nella scelta di Jorge Mario Bergoglio di adottare, per la prima volta per un successore di Pietro, il nome di Francesco? Né possiamo dimenticare che Jorge Mario Bergoglio appartiene alla Compagnia di Gesù, come un altro, meno noto, San Francesco: Francesco Saverio che la Chiesa venera come santo e protettore delle missioni. Certamente a pochi giorni dall’elezione qualsiasi commento risulta ancora delicato e difficile; pur tuttavia è opportuna qualche considerazione.
Il pontificato di Bergoglio si è aperto con una indubbia grande novità: richiedere la benedizione della folla prima di impartirla Urbi et orbi a sua volta. Non è inopportuno considerare come il nome di Bergoglio fosse già stato accostato al soglio di Pietro in occasione del Conclave del 2005 quando la corrente conciliarista, a seguito della rinuncia del cardinale Carlo Maria Martini fecero convergere su di lui i loro voti (pare lo stesso Bergoglio chiedesse poi di votare Ratzinger temendo scelte ancora più conservatrici).
Quali potranno essere le prospettive del suo pontificato è ancora prematuro dirlo: certamente i curialisti e i cardinali italiani escono sconfitti da questo Conclave non essendo riusciti a raccogliere i 77 voti necessari all’elezione di quello che sembrava il più papabile dei papabili: l’arcivescovo di Milano Angelo Scola (salutato per errore come nuovo pontefice nella lettera inviata a papa Francesco dalla CEI). Sarà interessante vedere come si rapporterà il nuovo papa nei loro confronti (molto dipenderà dalla scelta del nuovo segretario di Stato essendo decaduto il cardinale Tarcisio Bertone che Ratzinger negli anni di pontificato ha strenuamente difeso nonostante per alcuni fosse larga parte causa delle disgrazie del regno di Benedetto XVI).
In questi giorni si è letto molto sul presunto sostegno di Bergoglio alla dittatura che governò l’Argentina tra il 1976 e il 1983; tale tesi si basa su un libro di Horacio Verbitsky (L'isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina); altri in questi giorni hanno invece voluto riaffermare come Bergoglio si fosse impegnato invece, entro i limiti consentiti e concessi dalla dittatura, a salvare più persone possibili chiedendo anche in seguito perdono e ammettendo che la Chiesa non fece abbastanza durante gli anni della dittatura. Certamente le accuse andranno chiarite e approfondite –mi risulta si fondino su una sola testimonianza contro le molte che lo scagionano e che anzi mostrano come avesse agito contro la dittatura-.
Non so fino a che punto possa valere questa considerazione; ma se è vero, come pare, che Carlo Maria Martini chiese ai suoi sostenitori di votare Bergoglio nel conclave del 2005, mi pare quantomai strano potesse farlo essendo a conoscenza del poco chiaro passato del suo confratello.
Altra interessante questione circa il pontificato di papa Francesco è legata alla sua appartenenza alla Compagnia di Gesù: quanto e in che modo questo influirà sul suo regno? I gesuiti sono stati tra i più duri accusatori dei preti coinvolti negli scandali della pedofilia sostenendo l’inopportunità di politiche di insabbiamento. Andrà in questa direzione anche l’operato del nuovo vescovo di Roma?

4 commenti:

  1. E se l'elezione di Bergoglio (che è di certo un conservatore) fosse una mossa per contrastare i regimi progressisti in America Latina, un po' come l'elezione del papa polacco contro il comunismo?

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    1. Mi chiamo Marcella Pepe e sono quella che ha postato il precedente commento-domanda.

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    2. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  2. Ciao Marcella,

    Quello che tu sostieni è un'ipotesi che non possiamo escludere a priori. Tuttavia in questa prospettiva ti invito a una considerazione: Quando Woytila fu eletto nel 1978 aveva 58 anni e una storia personale molto ostile al comunismo: era facile aspettarsi un pontificato lungo con un papa relativamente giovane e nel pieno delle forze.
    Bergoglio viene eletto già settantaseienne; credo che dovremo aspettarci più un papato di transizione relativamente breve che miri a riorganizzare la Chiesa (magari anche strizzando un occhio all'America latina) piuttosto che un pontificato che miri a contrastare i regimi progressisti del Sudamerica..ma ovviamente è una mia opinione e posso sbagliarmi

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