sabato 23 aprile 2011

Pasqua....


 Buona Pasqua a tutti, con questo testo immenso che vogliamo regalarvi oggi perchè sappiamo che non vale solo per l'oggi...

Nostra Signora dell'Ipocrisia
Francesco Guccini

Alla fine della baldoria c'era nell' aria un silenzio strano,
qualcuno ragliava con meno boria e qualcun altro grugniva piano;
alle sfilate degli stilisti si trasgrediva con meno allegria
ed in quei visi sazi e stravisti pulsava un' ombra di malattia.
Un artigiano di scoop forzati scrisse che Weimar già si scorgeva
e fra biscotti sponsorizzati videro un anchorman che piangeva
e poi la nebbia discese a banchi ed il barometro segnò tempesta,
ci risvegliammo più vecchi e stanchi, amaro in bocca, cerchio alla testa...

Il mercoledì delle Ceneri ci confessarono bene o male
che la festa era ormai finita e ormai lontano il carnevale
e proclamarono penitenza e in giro andarono col cilicio
ruttando austeri: "Ci vuol pazienza! Siempre adelante ma con juicio!"
E fecero voti con faccia scaltra a Nostra Signora dell' Ipocrisia
perchè una mano lavasse l' altra, tutti colpevoli e così sia!
E minacciosi ed un po' pregando, incenso sparsero al loro Dio,
sempre accusando, sempre cercando il responsabile, non certo io...

La domenica di Mezza Quaresima fu processione di etere di Stato
dai puttanieri a diversi pollici dai furbi del " chi ha dato ha dato "
ed echeggiarono tutte le sere, come rintocchi schioccanti a morto,
amen, mea culpa e miserere, ma neanche un cane che sia risorto
e i cavalieri di tigri a ore e i trombettieri senza ritegno
inamidarono un nuovo pudore, misero a lucido un nuovo sdegno:
si andò alle prime con casto lusso e i quiz pagarono sobri milioni
e in pubblico si linciò il riflusso per farci ridiventare buoni...

Così domenica dopo domenica fu una stagione davvero cupa,
quel lungo mese della quaresima, rise la iena, ululò la lupa,
stelle comete ed altri prodigi facilitarono le conversioni,
mulini bianchi tornaron grigi, candidi agnelli certi ex-leoni.
Soltanto i pochi che si incazzarono dissero che era l' usato passo
fatto dai soliti che ci marciavano per poi rimetterlo sempre là, in basso!
Poi tutto tacque, vinse ragione, si placò il cielo, si posò il mare,
solo qualcuno in resurrezione, piano, in silenzio, tornò a pensare...


ecco  il  video...






mercoledì 20 aprile 2011

Tra Pubblico e Privato

Posto il mio intervento di ieri alla giornata di studi orgaqnizzata da ISREC e Circolo Gramsci di Bergamo: "Luigi Cortesi. Il percorso di un intellettuale militante"




Nel seme al vento afferri la fortuna,
al rosso saggio chiedi i tuoi perchè,
vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
ma il tempo passa e non ritorna più...

C’è questa pagina bianca che mi fissa da un po’ e che vorrei riempire.
C’è questa strana sensazione di sostare tra pubblico e privato.

Non voglio lasciarmi andare ai ricordi familiari qui davanti a tutti questi storici, ci mancherebbe!
Ma nemmeno posso mettermi qui a tracciare un profilo intellettuale a chi in questo lo conosceva meglio di me.

I casi sono due, o vado là dagli storici e gli dico che alla fine non ho preparato nulla o salgo e vado a braccio.
No, a braccio no. Parlare in pubblico sono anche abituato ma qui l’emozione potrebbe averla vinta facilmente.

E nemmeno  andare dagli storici così senza niente non mi sembra carino.
Anche perché sono io che gli ho detto che avrei parlato.

Eccomi sto nel mezzo tra pubblico e privato.

A pensarci tra pubblico e privato il mio zio ha ballato mica male:
impossibile non chiedergli a cosa si stava dedicando non pensando che era come chiedergli Come stai?

Stava lì, con un pensiero dietro l’altro di ricerca della prossima ricerca e con quell’ansia serena di chi sa che possiamo innamorarci, fare figli, ridere e scherzare o anche incazzarci per le nostre cose ma che dobbiamo stare in guardia.
Non è un pensiero apocalittico il suo, è una preoccupazione assolutamente documentata.
Zio Gigi aveva le prove e ce le ha lasciate per aiutarci ad aprire gli occhi e a levarli da un’attualità che attualità dell’uomo e della sua condizione non è.

Tra pubblico e privato mi regalava i suoi libri scrivendoci “a Sergio nipote e amico”.

Tra pubblico e privato stava lì a richiamarti all’essenziale, a quelle benedette informazioni a cui abbiamo accesso limitato.

Sì, forse è meglio così, vado lì dagli storici e gli dico queste cose dello zio, cosa interessa a loro se in studio teneva uno stemma dell’Atalanta che gli avevo regalato da bambino?

Quello è solo un ricordo, gli altri me li coccolo io dopo a casa tranquillo mentre penso e ripenso ad un uomo che ha messo la sua storia dentro “la storia”.

Che emozione pensare che ci sono anche pezzetti di me, insieme ai tanti che lo hanno stimato o amato.
Che bello poter dire che mi manca qui davanti a questi storici sapendo bene che capita anche a loro…




lunedì 11 aprile 2011

Rileggere Cuore oggi...

Passerò per demodé, ma sto rileggendo il libro Cuore che Edmondo de Amicis pubblicò presso i fratelli Treves nel lontano 1886.
Quasi tutti i trentenni hanno un lontanissimo ricordo d’infanzia del maestro Perboni, di Garrone, del muratorino e di tutti gli altri protagonisti.
Quasi tutti i trentenni, sono certo, mi direbbero che non l’hanno mai più letto, non lo rileggeranno e forse non lo faranno conoscere nemmeno ai loro figli.
Qualcuno dirà che Cuore è tutta retorica, che Cuore è superato, che Cuore non ha più nulla da dire ai ragazzi di oggi.
Potrebbe anche essere in parte tutto vero, ma provate a pensarci bene. De Amicis scriveva quel tipo di romanzo dedicato a tutti gli scolari d’Italia –i cui racconti mensili hanno attori provenienti ogni volta da una regione diversa- perché era convinto che gli italiani fossero ancora tutti da fare.
Io oggi credo che gli Italiani siano ancora, come allora, più di allora tutti da fare. Farebbero bene i giovani di oggi a riguardare alle pagine sul tricolore continuamente offeso da ministri e parlamentari, farebbero bene a rileggere le pagine sull’importanza dell’accoglienza che allora era per un piccolo calabrese oggi è, o dovrebbe essere, per i tanti migranti
Vogliate bene al vostro fratello venuto di lontano [...] Vogliategli bene, in maniera che non s’accorga di esser lontano dalla città dove è nato; fategli vedere che un ragazzo italiano, in qualunque scuola italiana metta il piede, ci trova dei fratelli.
Credo anche che rileggere le descrizioni della scuola e dei maestri di allora, dediti ai loro bimbi in aule gelide, costretti spesso a privazioni ma fermi nel loro dovere, faccia pensare alla scuola di oggi massacrata da riforme ingiuste e svilita nei quotidiani insulti agli insegnanti.
“Abbiamo un anno da passare insieme. Vediamo di passarlo bene. Studiate e siate buoni. Io non ho famiglia. La mia famiglia siete voi. Avevo ancora mia madre l’anno scorso: mi è morta. Son rimasto solo. Non ho più che voi al mondo, non ho più altro affetto, altro pensiero che voi. Voi dovete essere i miei figliuoli. Io vi voglio bene, bisogna che vogliate bene a me. Non voglio aver da punire nessuno. Mostratemi che siete ragazzi di cuore; la nostra scuola sarà una famiglia e voi sarete la mia consolazione e la mia alterezza. Non vi domando una promessa a parole; son certo che, nel vostro cuore, m’avete già detto di sì. E vi ringrazio”.
De Amicis proponeva ai ragazzi di allora una morale civile che poteva anche fare a meno della Chiesa ma che non poteva fare a meno della patria, dell’amicizia, della solidarietà tra classi e tra popoli.
Non abituarti a passare indifferente davanti alla miseria che tende la mano, e tanto meno davanti a una madre che chiede un soldo per il suo bambino”
In un Italia priva di modelli e riferimenti, credo sarebbe bello e opportuno che i giovani riguardassero a buoni maestri, magari superati nel linguaggio, ma ancora attuali nei contenuti; perché ho il sospetto che nella paura, forse legittima, di imporre qualcosa ai nostri figli –meglio, qualcuno dirà, se li trovino da soli i maestri, noi diamo loro gli strumenti- li stiamo lasciando soli, in mano a chi si fa molti meno scrupoli di noi e non vede l’ora di poter proporre modelli utili a inquinare il senso comune del vivere civile. Io credo che Cuore sia un buon maestro, credo che andrebbe riletto e riproposto.. e con lui tanti altri autori e libri dimenticati che aspettano solo di essere presi dal loro scaffale in biblioteca.
michele