Posto il mio intervento di ieri alla giornata di studi orgaqnizzata da ISREC e Circolo Gramsci di Bergamo: "Luigi Cortesi. Il percorso di un intellettuale militante"
Nel seme al vento afferri la fortuna,
al rosso saggio chiedi i tuoi perchè,
vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
ma il tempo passa e non ritorna più...
al rosso saggio chiedi i tuoi perchè,
vorresti alzarti in cielo a urlare chi sei tu,
ma il tempo passa e non ritorna più...
C’è questa pagina bianca che mi fissa da un po’ e che vorrei riempire.
C’è questa strana sensazione di sostare tra pubblico e privato.
Non voglio lasciarmi andare ai ricordi familiari qui davanti a tutti questi storici, ci mancherebbe!
Ma nemmeno posso mettermi qui a tracciare un profilo intellettuale a chi in questo lo conosceva meglio di me.
I casi sono due, o vado là dagli storici e gli dico che alla fine non ho preparato nulla o salgo e vado a braccio.
No, a braccio no. Parlare in pubblico sono anche abituato ma qui l’emozione potrebbe averla vinta facilmente.
E nemmeno andare dagli storici così senza niente non mi sembra carino.
Anche perché sono io che gli ho detto che avrei parlato.
Eccomi sto nel mezzo tra pubblico e privato.
A pensarci tra pubblico e privato il mio zio ha ballato mica male:
impossibile non chiedergli a cosa si stava dedicando non pensando che era come chiedergli Come stai?
Stava lì, con un pensiero dietro l’altro di ricerca della prossima ricerca e con quell’ansia serena di chi sa che possiamo innamorarci, fare figli, ridere e scherzare o anche incazzarci per le nostre cose ma che dobbiamo stare in guardia.
Non è un pensiero apocalittico il suo, è una preoccupazione assolutamente documentata.
Zio Gigi aveva le prove e ce le ha lasciate per aiutarci ad aprire gli occhi e a levarli da un’attualità che attualità dell’uomo e della sua condizione non è.
Tra pubblico e privato mi regalava i suoi libri scrivendoci “a Sergio nipote e amico”.
Tra pubblico e privato stava lì a richiamarti all’essenziale, a quelle benedette informazioni a cui abbiamo accesso limitato.
Sì, forse è meglio così, vado lì dagli storici e gli dico queste cose dello zio, cosa interessa a loro se in studio teneva uno stemma dell’Atalanta che gli avevo regalato da bambino?
Quello è solo un ricordo, gli altri me li coccolo io dopo a casa tranquillo mentre penso e ripenso ad un uomo che ha messo la sua storia dentro “la storia”.
Che emozione pensare che ci sono anche pezzetti di me, insieme ai tanti che lo hanno stimato o amato.
Che bello poter dire che mi manca qui davanti a questi storici sapendo bene che capita anche a loro…
Ho pensato spesso cosa voglia dire fare lo storico, quale sia il senso della passione che ti prende quando fai tornare in vita uomini e donne che non sono più, quando ti appassioni a una vicenda, a un luogo, a un documento..
RispondiEliminatu hai trovato le parole più belle per dirlo.."impossibile non chiedergli a cosa si stava dedicando non pensando che era come chiedergli Come stai?"